martedì 4 maggio 2010

CINEFORUM 2010

Io abito qui. Chi costruisce la città?

Questa città, nel divorare incessantemente corpi umani, creava qualcosa di migliore, qualcosa che nessun organismo biologico, separatamente, avrebbe potuto creare…Quale opera d’arte individuale avrebbe mai potuto uguagliarla? Quale uomo, o quale gruppo di uomini, l’ha inventata? Chi si è messo a tavolino a sistemare tutti i pezzi? (Robert M. Pirsig, Lila, Adelphi, 1992)

Il cineforum 2010 nasce con l’obiettivo di dare visibilità ai tre cortometraggi e al documentario prodotti all’interno del “Laboratorio cortometraggi”, organizzato da Spazio XY, in collaborazione con Circolo NOI “Centro don Bosco” e Tumbo, realizzato tra novembre 2009 e gennaio 2010 presso il Centro don Bosco di Rovigo. Cineforum e laboratorio sono iniziative inserite all’interno del progetto “Luoghiamo”, finanziato dalla Regione Veneto attraverso il Bando “GPS Giovani Produttori di significato”.
Il sottotitolo scelto quest’anno “Chi costruisce la città” sta ad indicare che sullo sfondo c’è sempre il tema del rapporto tra le persone e i luoghi di vita.
Come nella precedente edizione del 2009, anche quest’anno le proiezioni sono precedute dall’incontro con alcuni ospiti, invitati non a presentare il film, ma ad approfondire il tema sviluppato dal cortometraggio che verrà proiettato nella serata. Così, nel primo appuntamento (19/04) il cortometraggio “Vicine e lontane” lancia il tema del “come restare in un luogo“; nel secondo (26/04) “Andare e venire” ha già nel titolo l’argomento di discussione; nel terzo (03/05) “Luoghi comuni” apre una riflessione sui sentimenti che ci legano ad una città; nell’ultimo incontro (10/05) il documentario “Immaginabito” racconta i vissuti di persone nei loro luoghi di vita. Le presenze di una docente universitaria, Annalisa Cattani, e soprattutto di associazioni culturali che operano in città, completano un programma che riserva nella serata conclusiva un confronto sul tema “Chi costruisce la città?”, alla ricerca di risposte, ma forse di nuove domande, da cui ripartire a costruire.

Ringraziamenti
Il cineforum 2010 è nato grazie alla collaborazione e alle competenze di queste persone: Valeria Cobianchi, Enrica Crivellaro, Luca Crivellaro, Rita Ferroni, Alberto Fiore, Alberto Gambato, Roberto Giannese, Roberto Gioli, Denis Maragno, Andrea Marchetto, Anna Menon, Anna Moro, Serena Munerato, Daniele Pavarin, Stefano Taccoli.


“Immaginabito”
E’ il racconto in versione documentario del “Laboratorio cortometraggi”, al quale hanno partecipato 15 giovani residenti in città e nella provincia di Rovigo, guidati dai registi Alberto Gambato e Enrico Badii, nelle diverse tappe di costruzione di un cortometraggio digitale, dalla scrittura delle sceneggiature alla realizzazione delle riprese, fino alle operazioni finali di montaggio. Il percorso formativo ha prodotto tre cortometraggi: “Andare e venire”, “Vicine e lontane”, “Luoghi comuni”, ognuno ambientato in uno o più luoghi della città.
L’aver dato come criterio comune nella produzione dei cortometraggi l’ambientazione delle storie a Rovigo ha creato le condizioni affinché i giovani, in un certo senso, si riappropriassero della città. Come dice Arianna Cacciatori: “Il fatto di ambientare il cortometraggio a Rovigo e io non sono di Rovigo, mi ha permesso di conoscere la città in un modo che non avrei mai pensato… Prima conoscevo sì e no una strada”.
Il documentario presenta alcuni dei momenti più significativi delle tappe di avvicinamento alla realizzazione dei tre cortometraggi, ma soprattutto racconta in modo sincero e senza filtri pensieri e sentimenti dei giovani nei confronti della città, espressi durante presentazioni e interviste personali realizzate nei luoghi da loro scelti come scenografia delle storie messe in scena. Il quadro che ne esce riserva un giudizio complessivo sulla città non completamente positivo, ma neanche negativo. Il sentimento che più prevale è, in fondo, l’attaccamento al luogo in cui si è nati e al quale, se pur ci si allontana per motivi di studio o di lavoro, si vuol far ritorno per sentirsi veramente a casa. Più che un legame con i luoghi fisici sono le persone, gli amici, coloro che si frequentano nella vita di tutti i giorni a tenerci legati ad un luogo.
Dice Roberto Gioli parlando di Rovigo: “Non è una questione di quello che manca, ma forse di persone che mancano… Sono sempre le persone che creano le cose più che i luoghi”.

.SCHEDA TECNICA.
Cast: Valerio Boccanelli, Arianna Cacciatori, Alessandro Cavestro, Filippo Ferlini, Rita Ferroni, Alberto Fiore, Nicola Giandoso, Roberto Giannese, Roberto Gioli, Andrea Marchetto, Nicola Pasetti, Irene Tomaini, Carlo Turolla
Riprese: Enrico Badii, Cristina Boldrin, Laura Bortoloni, Enrica Crivellaro, Roberto Giannese, Anna Menon, Serena Munerato, Nicola Pasetti, Daniele Pavarin
Editing e post-produzione: Alberto Gambato
Grazie ad Associazione Nexus nelle persone di Litterio Barrica, Nicola Berto, Angela Chinaglia, Barbara Chinaglia, Federica Rossin, Marco Silvestrini, Claudia Turolla.

Cortometraggi

“Vicine e lontane”

.SINOSSI.
Il corto si apre con un inquietante flashback: Angela, una studentessa di trent’anni che non riesce a realizzare il suo sogno nella città in cui vive (Rovigo), decide di compiere un gesto estremo. Perché? Quale segreto nasconde? Via via che l’intreccio si snoda scopriremo che la vita solitaria di Angela è illuminata unicamente dall’amore per la scrittura e per il cinema. Una passione che è convinta di poter continuare a coltivare solo
abbandonando i luoghi in cui è nata e in cui vive, dove non trova nessuno con cui condividerla. Per questo è decisa ad andarsene in una grande città.
La sua storia conoscerà una svolta quando, casualmente, la sua strada si incrocerà con quella di Claudia, una giovane operaia con la passione per la macchina da presa. E proprio l’incontro tra le due svelerà il motivo del gesto estremo di Angela.
Con uno sguardo introspettivo ma che non rinuncia ad un pizzico di humor nero, “Vicine e lontane” vuole smentire il luogo comune per cui chi vive in provincia non può riuscire a trasformare una passione, un sogno, in realtà.
Sostenendo con forza la tesi che dall’incontro con l’altro può scaturire in qualunque luogo quel magico incantesimo capace di regalare emozioni e di ravvivare esistenze altrimenti tristi ed anonime, i tre sceneggiatori hanno voluto interpretare il tema del “come restare?” in una maniera originale ma mai sopra le righe.
La sapiente mano dell’operatore valorizza alcuni punti suggestivi della Rovigo che cambia, specie la sera lungo i viali e nelle piazze in cui Angela cammina in cerca di ispirazione. Nella vita le due attrici Claudia ed Angela sono sorelle.

.SCHEDA TECNICA.
Scritto e diretto da Arianna Cacciatori, Nicola Giandoso, Roberto Gioli
Cast: Angela Chinaglia, Barbara Chinaglia, Claudia Turolla
Operatore di Ripresa: Enrico Badii
Fonico: Alberto Gambato
Montaggio: Enrico Badii, Alberto Gambato


“Andare e venire”

.SINOSSI.
L’arrivo di una notizia cambia improvvisamente la direzione dell’esistenza di Giorgia e Davide. Protagonisti di una partenza e di un ritorno, i loro destini paralleli arrivano a sfiorarsi in una fredda serata invernale…
“AndareVenire” scaturisce dalla percezione di Rovigo non tanto come un semplice punto di transito – dal quale uscire “puliti”, privi di contaminazioni – ma come interstizio di intrecci e di vite, da cui partire verso nuove esperienze e in cui ritornare, arricchiti di uno sguardo rinnovato con cui approcciarsi alla città e a ciò che accade in essa.
All’interno del cortrometaggio si alternano luoghi pubblici facilmente individuabili (piazzale Soccorso, la stazione ferroviaria) e luoghi privati (custodi anch’essi di storie familiari di alcuni degli autori), i quali si inseriscono nella vicenda diventandone quasi co-protagonisti. La regia e il montaggio accompagnano ed evidenziano questo inserimento, tratteggiando non un inno ad ineluttabili fughe, ma un piccolo racconto di libertà.

.SCHEDA TECNICA.
Scritto e diretto da Valerio Boccanelli, Alessandro Cavestro, Rita Ferroni, Alberto Fiore
Cast: Nicola Berto, Angela Chinaglia, Alberto Fiore, Kristen Mastromarchi, Claudia Turolla
Operatore di Ripresa: Enrico Badii
Fonico: Alberto Gambato
Montaggio: Enrico Badii, Alberto Gambato


“Luoghi comuni”

.SINOSSI.
“Luoghi comuni” nasce dall'idea di rappresentare uno spaccato della vita cittadina nelle sue diverse sfaccettature; attraverso la piazza, che è cuore e sintesi della città, passano molte storie e persone: matti, innamorati, guardie e ladri. Le storie si toccano e s'intersecano tra loro, donando la vita a un elemento che tutte le include, ovvero la città stessa. Luoghi e oggetti, più che appartenere agli individui, sfuggono al controllo di questi e sembrano essere utilizzati dalla piazza per nutrirsi delle storie delle persone. E anche queste ultime diventano pedine inconsapevoli di un “gioco cittadino”. Nessuno si rende conto della propria condizione. Solo il matto della piazza, colui che sembra il meno consapevole delle proprie parole e azioni, ha in realtà una visione globale dello scenario. Ed è proprio lui che spiega allo spettatore la sua visione della città.
Nel cortometraggio non compaiono “luoghi privati”, ma solo pubblici, quali la piazza e una strada che per i rodigini non sarà difficile riconoscere rispettivamente in Piazzale Soccorso e la vicina via IV Novembre.
Il gruppo di lavoro ha scelto questo set sia per la rappresentatività intrinseca della città sia per la loro misura relativamente minuta e quindi adatta ad un lavoro che si avvale di pochi personaggi e nessuna comparsa. La regia infatti alterna visioni di particolari a inquadrature più ampie proprio per focalizzarsi sulle azioni dei singoli senza perdere di vista il luogo in cui queste avvengono.

.SCHEDA TECNICA.
Scritto e diretto da Filippo Ferlini, Roberto Giannese, Andrea Marchetto, Nicola Pasetti, Irene Tomaini, Carlo Turolla
Cast: Litterio Barrica, Nicola Berto, Roberto Giannese, Andrea Marchetto, Federica Rossin, Irene T Tomaini
Operatore di Ripresa: Enrico Badii
Fonico: Alberto Gambato
Montaggio: Enrico Badii, Alberto Gambato


Film

NEMMENO IL DESTINO

.SINOSSI.
Nemmeno il destino è una storia di periferia. Periferia urbanistica e dell'anima, è questo lo spazio fisico e mentale, il limbo esistenziale in cui si ritrovano i due giovani protagonisti, Alessandro e Ferdi. Hanno fra i 15 e i 17 anni, sono compagni di scuola insieme all'amico Toni ed abitano in una città post- (ma forse sarebbe più giusto dire ex-) industriale in decadenza, in via di smantellamento e/o ristrutturazione ed invasa da cantieri. Ale e Ferdi cercano un loro luogo, il proprio posto nel mondo, un'oasi fra le macerie che non sono solo quelle delle fabbriche dimesse, ma anche quelle delle proprie famiglie.

.CRITICA, Giorgio Gosetti.
E’ il carattere frammentario, la scrittura nervosa e totalmente visuale il primo elemento destinato a colpire e appassionare nel secondo film del regista di “I nostri anni”, capace di rinnovarsi all’interno di una coerenza estetica sempre piu’ rara.
Il secondo elemento di suggestione sta nella distanza tra la macchina da presa e i suoi protagonisti: appassionanti perché umani e spersi nella rabbia senza obiettivi della gioventù d’oggi. Ma non per questo compiacenti, eroici, positivi. Un altro ricordo ancora: lo smarrimento e il silenzio della mamma-bambina che abita questo film: un silenzio doloroso e sommesso che contrasta con l’urlo e il furore del mondo, là fuori.

.SCHEDA TECNICA.
Regia: Daniele Gaglianone
Soggetto: Gianfranco Bettin, tratto dall’omonimo libro dello stesso
Sceneggiatura: Alessandro Scippa, Giaime Alonge, Daniele Gaglianone
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Luca Gasparini
Musiche: Massimo Miride, Giuseppe Napoli
Suono: Gianluca Costamagna, Andrea Lancia
Cast: Mauro Cordella, Fabrizio Nicastro, Giuseppe Sanna, Lalli, Gino Lana, Stefano Cassetti
Produzione: Domenico Procacci, Gianluca Arcopinto, Pierpaolo Trezzini
Nazione: Italia
Anno: 2004
Durata: 110'
Premi: Premio “Lino Miccichè" del Centro Sperimentale di Cinematografia e Premio “Arca Cinema Giovani” come Miglior Lungometraggio Italiano, 61^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2004. Premio VPRO Tiger Awards, Rotterdam International Film Festival 2005.


FALKENGER FAREWELL

.SINOSSI.
E' l'ultima estate a Falkenberg. Cinque amici d'infanzia diventati adulti. David che desidera tornare bambino e Holger che non vorrebbe andar via. Due amici del cuore che scappano nella foresta verso l'oceano per sfuggire il futuro. Jesper che ritorna, senza che nessuno si sia veramente accorto della sua assenza. Jörgen che finanzia la sua impresa di catering, "Colazione a letto" svaligiando appartamenti. E John, sempre di cattivo umore, che ancora crede che sia il bacon a renderlo felice.
Il futuro appare all'orizzonte, ma nessuno di loro sarà lì per vederlo.

.Intervista a Jesper Ganslandt, settembre 2006. Di Alberto Gambato.
Hai 28 anni, sei un autodidatta, non hai mai frequentato scuole di cinema e il tuo lungometraggio di esordio è selezionato al Festival del Cinema di Venezia. Come ci si sente?

“E’ tutto vero, non ho studi accademici alle spalle, ma mi sono formato come filmmaker indipendente montando e dirigendo clip musicali, corti, persino lavorando in televisione. Credo che il cinema sia una modalità espressiva che consente di raggiungere alti livelli anche senza un indottrinamento vero e proprio. A dire il vero prima di questo film non sapevo, come invece so ora, se nella mia vita avrei voluto fare film”.
Sei nato a Falkenberg, la città svedese dove è ambientato il film. Le aderenze con la finzione che hai costruito dove nascono e dove finiscono?
“La trama di partenza del film si basa su vicende accadute a me ed a persone che conosco e che sono ritratti nel film da se stessi, non da attori. Quindi Jesper è Jesper, sia nella realtà che nella finzione. Forse tutto finisce, o meglio si precisa, col sopraggiungere di questa estate umida, che ferma le cose e obbliga i personaggi a fare i conti con quello che vedono come un baratro, ovvero la fine dell’estate ed il proprio futuro, ovvero l’età adulta. Sono costretti a mettere in crisi il loro posto, la città di Falkenberg appunto”.
Fuori microfono ci hai detto che Falkenberg è la città con più suicidi di tutta la Svezia.
“Questo è uno dei problemi sociali più grossi del mio paese. Nel momento della stesura del film non c’era accordo tra tutti gli sceneggiatori, alcuni dei quali vedevano questo topos come qualcosa di poco rilevante ai fini dello sviluppo di ciò che volevamo raccontare. Tuttavia è qualcosa di profondamente legato alla realtà e, considerato lo stile grezzo, quasi documentaristico che il film ha e la sua aderenza a fatti realmente accaduti, credo che questa sia stata la scelta corretta. Da un punto di vista narrativo, anche questo è qualcosa che rompe la monotonia, la piattezza, la provincialità della città ed obbliga ancora i personaggi quantomeno a tentare di ‘superare’ se stessi”.

.SCHEDA TECNICA.
Titolo originale: Farväl Falkenberg
Regia: Jesper Ganslandt
Sceneggiatura: Jesper Ganslandt, Fredrik Wenzel
Fotografia: Fredrik Wenzel
Montaggio: Jesper Ganslandt, Michal Leszcylowski
Suono: Peter Rolandsson, Thomas Huhn
Musica: Erik Enocksson
Produzione: Anna Anthony per Memfis Film, Film i Väst, Zentropa Entertainments24 e Swedish Television (SVT) con il sostegno dello Swedish Film Institute, Piodor Gustafsson e in collaborazione con Canal+ Television AB e Fasad AB
Cast: Holger Eriksson, David Johnson, John Axel Eriksson, Jesper Ganslandt, Jörgen Svensson
Nazione: Svezia/Danimarca
Anno:2006
Durata: 91’
Presentato alle Giornate degli Autori Venice Days, 63^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2006


ONLY YESTERDAY

Titolo originale: Omohide poro poro
Paese: Giappone
Anno: 1991
Durata: 118 min.
Regia, animazione e sceneggiatura: Isao Takahata
Produzione: Studio Ghibli

.SINOSSI.
Omohide Poroporo (traducibile con Ricordi goccia a goccia oppure Gocciolano i ricordi) narra in parallelo la storia della Taeko di oggi (nel 1982), una donna di 27 anni, impiegata presso una grande azienda in procinto di prendersi un periodo di vacanza e della Taeko di ieri (nel 1966), dei suoi desideri e della sue illusioni.

.CRITICA.
Tutto il film è incentrato sulla contrapposizione tra presente e passato, come un flusso di coscienza per immagini, che mette a confronto l’infanzia con l’inizio della maturità, e ci fa riflettere se siamo diventati la persona che avremmo voluto essere quando avevamo dieci anni, se il debito con il nostro “bambino interiore” sia stato saldato o meno.
I due piani narrativi continuano a intersecarsi, e con il procedere del viaggio della "vecchia" Taeko (in campagna, lontano dalla caotica Tokyo, da alcuni parenti del marito di sua sorella) apprendiamo come si è attestato il suo presente, i motivi sottili per cui la sua vita ha preso le strade che ha preso. Una riscoperta che ha il sapore di una sorpresa, di un qualcosa di totalmente nuovo, inebriante. Non un disordinato e casuale flusso di coscienza, quanto un'analisi dolce e imparziale sulle ragioni del proprio presente.
Il film è denso di colori durante la rappresentazione del presente, in contrasto con i tenui acquarelli utilizzati durante i racconti dei ricordi d'infanzia. Le scene dei ricordi infatti sono caratterizzate per volontà registica da personaggi dai colori nitidi e ben a fuoco che si stagliano su fondali appena accennati e dai contorni soffusi. In un film in cui dominano i ricordi e la nostalgia che essi provocano i silenzi sono la prerogativa essenziale sulla quale il regista Isao Takahata ama giocare, come se volesse seguire i lenti e silenziosi tempi della natura che circonda la protagonista durante il suo soggiorno contadino. Molto particolare la colonna sonora utilizzata per il film che spazia fra temi scritti appositamente e l'impiego di motivi popolari tradizionali come gli stornelli italiani o la musica contadina ungherese.

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